Milano
ANDRÀ TUTTO BENE…Niente di più falso
Il tormentone che al tempo del lockdown era diventato un mantra per anestetizzarci oggi non regge più. Abbiamo sperimentato sulla pelle di noi tutti l’inadeguatezza e l’arroganza del potere. Siamo probabilmente alla vigilia di un disastro sanitario e tutto quello che sanno fare è il nulla cosmico, oltretutto imposto con forme autoritarie trattando le persone come bambini. A Milano (come in altre città della penisola) la sera di lunedì scorso 26 ottobre si è concretizzata una manifestazione dai contorni diversi dai soliti. Una chiamata organizzata tramite “social” molto ambigui, vicini ai movimenti di destra che cercavano di cavalcare l’onda del malcontento. Hanno risposto persone diverse tra loro. Il presidio di Piazzale Loreto si è trasformato subito in manifestazione. A differenza delle altre piazze, dalle altre manifestazioni, a Milano a manifestare non sono stati gli adulti ma i loro figli.
Detto da chi c’era
Una piazza spontanea senza bandiere e simboli di organizzazioni, composta da circa 300/400 persone, per lo più formata da giovani e giovanissimi, alcuni di origine africana, di seconda generazione, provenienti dalle periferie e dai sobborghi milanesi. Ragazzi che crescono insieme e hanno gli stessi disagi in una città esclusiva fatta per lo struscio, per gli eventi per ricchi. Una città dove la presenza di chi ci abita, studia lavora è considerata un fastidio. Una protesta indirizzata contro il governo e la regione Lombardia, prendendo spunto dalla contestazione del cosiddetto “coprifuoco” in vigore dalle 23.00 alle 05.00., imposto dalle autorità. Il corteo ha visto gli stessi presunti promotori defilarsi quasi subito dalla manifestazione, in quanto non compatibili con la massiccia presenza dei molti ragazzi dalla pelle non bianca, e dagli obbiettivi e le pratiche della manifestazione stessa.
Va rilevata la quasi totale assenza di contenuti e rivendicazioni “politiche”da parte degli stessi manifestanti che si limitavano alla scansione della parola libertà libertà oppure all’epiteto diretto all’indirizzo di Conte. Pratiche che si esprimevano immediatamente attraverso una rabbia diffusa nei confronti della polizia e degli arredi del centro città, incidenti peraltro da considerarsi di modesta entità. Naturalmente dai media, come nella migliore tradizione della disinformazione statale, ecco uscire fuori un trait d’union tra destra e sinistra uniti contro il governo, una narrazione tossica che vuole esorcizzare e criminalizzare ciò che è più temuto dal potere, ovvero l’emersione e la crescita della protesta sociale e proletaria.
Poteri finanziari e statali sempre più oppressivi ed arroganti da un lato, e dall’altro una massa di giovani e meno giovani senza prospettive. La piazza dipinta a prospettive future, vedrà sempre più emarginati, poveri e distanti dalla società dell’opulenza di pochi. La città di Milano da anni è continuamente al centro di processi di gentrificazione con crescenti costi delle abitazioni, in vendita o in affitto, dove attualmente ci vogliono 350 euro per affittare un posto letto in una stanza condivisa, con una lenta e progressiva espulsione dei ceti popolari verso le periferie sub-urbane. Nemmeno gli sfratti hanno visto uno stop durante i tempi della pandemia, sono continuati senza soste con tanto di forza pubblica contro le famiglie, famiglie con anziani e bambini.
Sul piano dell’economia, se è vero che molte aziende hanno continuato la produzione anche durante il lockdown, altri, in gran parte giovani , il lavoro lo hanno perso nei mesi scorsi o è diventato ancora più precario. A Milano, nonostante tutto, le lotte non si sono mai fermate, gli scioperi nei settori chiave della produzione e della logistica si fanno sentire. Anche qui l’età dei lavoratori è sempre più bassa e tanti tante arrivano da parti del mondo sconosciute ai più fino a qualche anno fa. Interi settori di lavoratori sono fermi da più di otto mesi: dallo spettacolo, al commercio, al turismo e/o della ristorazione; queste situazioni sono state azzerate, la città evento si è vista così ridotta ai minimi termini, con interi settori sociali, anche variegati tra loro, che si trovano di colpo depauperati dallo stato e dalle istituzioni.
È certo che la bomba sociale,nonostante tutti i giganteschi strumenti di anestesia ideologici e materiali (sempre meno) messi in campo, inizia a farsi sentire e a far paura ai governanti ed ai padroni, (domani saranno altri settori di società a scendere in piazza), però è evidente la complessità della fase attuale, sul terreno della presa di coscienza. Il movimento carsico della società non tende ancora ad assumere una visione rivoluzionaria e tanto meno prospettica di una possibile nuova società su basi libertarie. Siamo solo all’inizio di una nuova fase. Come anarchici siamo impegnati in più direzioni anche all’interno dei movimenti sociali e nel sindacalismo di base, sostenendo quelle pratiche di autorganizzazione e di lotta orizzontali dei movimenti e con iniziative e dibattiti partecipati che abbiamo organizzato in questi mesi, incontri finalizzati alla diffusione delle idee anarchiche e libertarie in chiave attuale e formativa.
Livorno
L’ultima settimana di ottobre anche a Livorno è stata segnata da una serie di iniziative di piazza in contestazione ai recenti provvedimenti governativi. Già tra inizio maggio e metà luglio, al termine del primo lockdown, a Livorno c’era stato un periodo di intensa mobilitazione, con manifestazioni e iniziative quasi quotidiane attorno alle questioni più critiche a livello sociale: scuola, salute, reddito, lavoro, caporalato, situazione esercenti, ambiente, oltre che contro la militarizzazione e le speculazioni della destra fascista e razzista sull’impoverimento di larga parte della popolazione. Queste tensioni stanno riemergendo nelle ultime settimane. Il 20/10 controlli violenti in P. Attias nei confronti di minorenni che giocano a pallone finiscono con alcuni fermi, c’è chi reagisce alla prepotenza della polizia lanciando sassi. Il 26/10 ci sono varie iniziative: presidio per la fine della quarantena degli 80 richiedenti asilo del centro in V. S. Anna, contro la gestione militare dell’emergenza sanitaria nel centro e contro gli attacchi razzisti dei fascisti di Lega e FdI; sotto la prefettura si uniscono due diverse iniziative che insieme raccolgono circa 200 persone, una manifestazione organizzata da alcuni ristoratori e gestori di palestre, in parte legati agli ambienti dello stadio con la presenza di alcuni esponenti di partiti di sinistra, e un più ambiguo presidio di esercenti contro il dpcm. Il 29/10 alcuni artisti e lavoratori dello spettacolo hanno messo in atto un flashmob al portone del Duomo con lo slogan critico “in chiesa sì, in teatro no”. Il 30/10 un presidio organizzato da USB di fronte a INPS diviene riferimento per tutte le aree di movimento, ci sono interventi di operai, lavoratori dipendenti e ristoratori, il presidio diventa corteo e termina in P. Grande con interventi.
Il 31/10 nuova manifestazione di fronte alla prefettura organizzata da un coordinamento che è sostenuto tra gli altri da esponenti del PC. Si annunciano ulteriori restrizioni per le prossime settimane e già i dati annunciano che oggi Livorno è colpita più duramente dal virus rispetto a marzo. Solo con la lotta può essere tutelata la salute di tutt* e può essere al contempo garantito il reddito per proletari e strati popolari. Sono in programma anche altre iniziative di protesta tra cui una manifestazione “apartitica” di esercenti per lunedì 2 novembre. Gli anarchici saranno in piazza a Livorno sabato 7 novembre alle 16.30 in P. Grande, contro le spese militari e la guerra, ma soprattutto sulla attuale situazione sociale. Convinti che in questo contesto sia importante che prenda la voce chi lavora come salariato, dipendente, con o senza contratto, cercando di rovesciare la gestione militare dell’emergenza, per rivendicare reddito e salute per tutt*.
Trieste
A Trieste si stanno susseguendo varie manifestazioni di protesta contro i D.P.C.M. La maggior parte sono state promosse da singole categorie di lavorative (la più significativa quella dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo che ha portato in piazza oltre 500 persone) o imprenditoriali. Lunedì 26 invece vi è stata l’iniziativa più partecipata: un tam tam sui social promosso da imprenditori e politici dell’area di centro destra ha portato in piazza fra le 3 le 5mila persone. Una piazza composita in cui però l’area sociale più presente – e rappresentata – era quella dei commercianti e piccoli imprenditori. Una piazza non esplicitamente negazionista ma al cui interno vi erano ben presenti anche le anime più populiste e reazionarie. Non a caso, ad un certo punto, un gruppo di alcune decine di fascisti ha “preso in mano” la situazione e si è diretta sotto la prefettura con tanto di lanci di fumogeni, calci alle porte e saluti romani. Le forze del disordine prima schierate in antisommossa si sono poi tolte i caschi applaudite dalla piazza che ha iniziato a cantare l’inno di Mameli. Gli stessi fascisti che durante una loro manifestazione contro gli immigrati sabato 24 erano stati protetti da polizia e carabinieri che avevano caricato e picchiato gli antirazzisti. Da parte del movimento sono invece previste delle iniziative nei prossimi giorni.
Situazione Siciliana
Palermo
Sabato 24 Ottobre. Alcuni ristoratori e titolari di pub sono scesi in strada, manifestando simbolicamente fino a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione Sicilia; davanti all’edificio, però, vi erano i neofascisti di Forza Nuova – con in testa Massimo Ursino- e altri soggetti legati o meno a costoro.
Alcuni imprenditori lì presenti, come Gaetano Romeres, si sono dissociati immediatamente dalla protesta dei neofascisti.
Mercoledì 28 Ottobre. Vi sono stati due cortei: uno da parte di Forza Nuova davanti a Palazzo d’Orleans e un altro in cui erano presenti gruppi di compagni/e ai Quattro Canti.
Gli scontri tra i/le compagni/e e la polizia sono avvenuti poco dopo la partenza del corteo. Al lancio di petardi e vari oggetti da parte dei/delle compagni/e, le forze dell’ordine hanno risposto con cariche e lancio di lacrimogeni.
Catania
Domenica 25 Ottobre. È stato organizzato alle ore 22 un presidio davanti alla Prefettura di Catania. Erano presenti esponenti del neofascismo catanese (come Giuseppe Bonanno Conti di Forza Nuova Catania), negazionisti del Sars-Covid 19, alcuni esponenti dei gruppi ultras del Calcio Catania e diversi commercianti e ristoratori.
Gli interventi al megafono sono stati di critica al DPCM e a tutte quelle politiche di affamare “il popolo italiano”, negando persino l’esistenza dell’attuale pandemia.
Alcuni dei presenti, ad un certo punto, hanno lanciato alcuni petardi contro le forze dell’ordine schierate in assetto anti-sommossa davanti alla Prefettura di Catania. Queste, però, non hanno risposto alla provocazione.
Vittoria (Ragusa)
Domenica 25 Ottobre. Alcuni ristoratori e commercianti hanno organizzato una passeggiata al centro del paese. Durante il tragitto si sono unite diverse persone al corteo (lavoratori e lavoratrici, gente comune e manovalanza dei clan locali). Il corteo si è concluso in piazza del Popolo.
Alcuni candidati delle liste civiche hanno aizzato alcuni/e dei/delle presenti contro il candidato sindaco di centro-sinistra Francesco “Ciccio” Aiello; costoro si sono presentati/e sotto casa dell’uomo e questi, uscito dall’edificio, ha cercato di calmare gli animi in quanto ha riconosciuto gente in buona fede (specie commercianti).
Una parte del corteo, invece, ha cercando di “assaltare” (per una questione puramente mediatica) il Palazzo del Municipio.
Il clima nel paese è parecchio surriscaldato a causa del fattore elettorale – nonostante il governo abbia voluto spostare le elezioni nel primo semestre del 2021 – e dell’alto numero dei contagi che lo pongono al primo posto nella provincia ragusana.
La chiusura del paese è pressoché impossibile visto che il territorio ospita uno dei più importanti mercati ortofrutticoli del Sud Italia per import ed export di prodotti agricoli – e quindi una fonte di guadagno non solo per la borghesia locale ma anche per quei clan legati da alleanze con la camorra.
Nel resto delle città siciliane le manifestazioni, con l’eccezione di quella organizzata dal SiCobas il 24 Ottobre a Messina, sono stata dirette o, per lo meno, hanno visto come protagonisti gli imprenditori legati al settore turistico (ristorativo ed alberghiero in particolare).
La borghesia locale, attraverso Confesercenti, Confcommercio Sicilia e Sicindustria, chiedono a gran voce l’intervento del governo regionale e nazionale nell’usare lo Statuto regionale e il Recovery Found per sostenere le forti perdite economiche.
(Report della F.A.M., di Dario Antonelli, di Federico Denitto, Antonio Rampolla, Sofia Bolten e Pippo Gurrieri)
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